venerdì 23 dicembre 2016

Agli amici del Blog,oltre agli auguri di BUONE FESTE,voglio regalare un sorriso: IL SORRISO DI LISA.

Lisa possiede un’arma in più: il sorriso. Se lo sente ripetere da sempre, cioè da quando è nata dodici anni fa. Nonna Pina, un’adorabile chiacchierona, da altrettanto tempo non perde occasione per comunicarlo a tutti con queste parole: “In sala parto, prima del corpicino della mia nipotina è spuntato il suo sorriso”.Lisa è in partenza. Con mamma, papà e la sorellina Lara. La grande nave da crociera sta salpando da Genova, destinazione Mediterraneo. Nella bolgia dell’imbarco un ragazzino biondo l’ha solo sfiorata. Non è la prima volta che parte e, viaggio dopo viaggio, ha imparato ad apprezzare la vista della città che sfuma all’orizzonte. Seduta su di una panca sul ponte di coperta, per un po’ osserva Genova che si allontana, poi vincono i pensieri. C’è chi pensa a quanto è bravo in matematica, a giocare a calcio, a ballare la salsa, a nuotare in piscina; Lisa, senza un perché, spesso pensa al suo sorriso: regalo di mamma secondo la nonna, regalo di madre natura secondo il nonno, regalo di Dio secondo la mamma, frutto di un convegno d’amore secondo papà; un sorriso che più di una volta l’ha tolta d’impiccio in situazioni ingarbugliate. “Basta che sfoderi il tuo sorriso e il mondo si distende ai tuoi piedi” le ha detto un giorno la madre della sua migliore amica dopo averle beccate in cameretta a provare l’ebbrezza trasgressiva di una sigaretta. Oggi ha altro da pensare. Deve trovare il modo di scacciare la nebbiolina che le avvolge il cuore. Fin da quando era piccola i genitori si concedono una crociera ogni estate e l’hanno sempre portata con loro. Ogni volta non vedeva l’ora di partire, quest’anno, invece… La terra ferma scompare, ma Lisa non se ne rende conto. Cervello e cuore sono altrove. Stanno viaggiando a ritroso. Ecco, sono giunti alla meta: inizio febbraio e Lisa scrive sul diario: “Prima di San Valentino devo prendermi un suo bacio… sì: lo voglio!” Matteo è un gran bel ragazzo. Più alto dei suoi dodici anni. Lisa sa che tutte le compagne di classe vorrebbero un bacio da lui. Deve batterle sul tempo, arrivare prima! In scuola circolano voci che danno tre o quattro di loro già oltre il traguardo, ma lei non ci crede. Se ne dicono tante! “Avrai anche il più bel sorriso della città, ma io non bacerò mai una ragazza con l’apparecchio ai denti” le ha detto Matteo la vigilia di San Valentino. Lei non si è data per vinta. L’ultimo giorno di scuola la promessa fantastica che le ha colorato l’esistenza e punteggiato il cuore di brillantini: “Il primo giorno senza apparecchio sarà anche quello del primo bacio”. L’apparecchio è andato due giorni fa, ma Matteo era lontano con la sua squadra di basket. “Sarà al mio ritorno dopodomani” le ha comunicato ieri con un sms. Lisa non ha chiesto ai genitori di lasciarla dai nonni: non le è venuta la scusa giusta; ora già conta i giorni che mancano all’appuntamento più importante dei suoi primi dodici anni. “Mi aspetterà?” si chiede. “Sì, mi aspetterai, lo so… e io non bacerò altri che te… sì, sicuro!” gli promette col pensiero. “Due settimane passano in fretta” riflette e il sorriso le si illumina. “Altre potrebbero approfittare della mia assenza” pensa e il cuore è di nuovo triste, avvolto nel fumo di Londra. Si scuote. “Matteo sarà mio per tutti gli anni a venire” decide e il suo cuore emerge dal Tamigi avvolto in una nuvola azzurra. Appoggiato a una ringhiera, un ragazzino biondo le volta le spalle. Con le avventure del suo sorriso, Lisa ci potrebbe scrivere un libro. Le hanno raccontato che quando era piccolissima e succhiava il latte dal seno di mamma, immancabilmente concludeva la poppata con un sorriso che illuminava tutta la casa. All’asilo, quando non le andava di mangiare, usava l’arma del sorriso per sviare lo sguardo delle maestre dal piatto quasi pieno. In prima elementare aveva scritto un dettato con più errori che parole giuste, ma il suo sorriso aveva indotto in dubbio la maestra: “Sono indecisa se dare il voto al dettato o al sorriso”. In terza aveva spalmato in testa a un compagno un tubetto di colla, poi, sfoderando il più candido sorriso di questo mondo, rivolta alla maestra che si apprestava a impartirle la giusta punizione, si era spiegata: “Michele ha sempre i capelli arruffati, così potrà pettinarli modellandoli come vorrà”. La maestra, scoraggiata da tanta sorridente spiegazione, aveva rinunciato alla punizione. Il giorno della prima comunione aveva regalato al don un sorriso così smagliante da fargli girare la testa, col risultato che l’Ostia Divina era stata offerta al naso anziché alla bocca. Anche due vigili urbani erano caduti vittime del suo sorriso, così le casse comunali avevano perso l’introito di due multe per divieto di sosta meritate dai suoi genitori. Il suo sorriso, però, non era servito con Matteo. Per colpa dell’apparecchio. “Sarebbe stato meglio se mi fossi tenuta la fessura tra i denti superiori” ha pensato più volte da San Valentino in poi. Si alza e si dirige verso la scaletta. Il ragazzino biondo si volta e vede la panca libera. La raggiunge e si siede. “Ma tu guarda - borbotta - è calda. Chissà chi c’era seduto qui fino a poco fa”. Sera. Il tempo della cena ha regalato momenti di gaudio all’intera famiglia. Papà, che di solito non beve, si è lasciato corrompere da un vinello trasparente, fresco e frizzante. Quanto ha parlato, lui che in casa sta quasi sempre zitto! A un certo punto si è messo a raccontare barzellette. Mai accaduto prima. Sera inoltrata. A bordo si festeggia la partenza. Papà e mamma ballano nel salone centrale. Lisa e Lara partecipano alla festa dei ragazzi. Musica a palla, ragazzi e ragazzini scatenati. Anche qualche bambino come Lara. Lisa no, Lisa non è più una bambina: tra quindici giorni bacerà Matteo. Matteo non bacia le bambine. Lisa non ci sa fare con la danza. Meglio il tennis. Ma qui siamo in vacanza. Pesta il piede di una ragazzina e si becca un’occhiataccia; col sedere in torsione impatta sulla pancia di una cicciottella e vola una grassa parolaccia; col gomito penetra in qualcosa di sodo e vola un’imprecazione in una lingua sconosciuta, forse russo. Lei reagisce con un sorriso. Il tempo passa e Lisa è sempre più scatenata. Nel salone centrale mamma e papà fanno progetti per il dopo danze. Tutto si svolge in pochi attimi. Lisa sbanda, inciampa e frana su di un ragazzo ben più grande di lei. Lui non se l’aspettava, perde l’equilibrio e finisce lungo disteso sulla pista. Lisa sopra. Attorno si forma un cerchio, pochi hanno capito che la colpa è delle note da sballo. Si attendono chissà che e invece il maschio allontana la femmina come fosse una pagliuzza, si mette in piedi, la punta con il dito e la fissa, poi sbotta: “Vedi di crescere un po’, poi, magari tra due o tre crociere, ne riparliamo”. Che vergogna! Vergogna? No, Lisa possiede l’arma segreta, la sfodera senza dire parola e il ragazzo si sente in dovere di cambiare tono: “Scusa, credo tu non volessi”. “Ma tu guarda quella” sibila un ragazzino biondo ritto alle spalle di Lisa. Non ha potuto ammirare il sorriso della ragazzina. Rodi sta scomparendo all’orizzonte. Immobile a bordo piscina, Lisa passa in rassegna la giornata, conclusa nelle taverne sul porto. Pesce fresco e vinello a volontà: papà non si è fatto pregare e per risalire a bordo ha avuto bisogno del sostegno di moglie e figlie. L’acqua della piscina è invitante, Lisa la fissa e non sa decidersi se tuffarsi. “Domani” promette a se stessa e si allontana. La serata promette bene, come le precedenti. Dalla parte opposta un ragazzino biondo prende la stessa decisione. Metà mattina e Lisa osserva l’acqua. Si sfrega le mani: “Arrivo”, pensa. Alza gli occhi e proietta lo sguardo oltre l’acqua, fino al bordo opposto della piscina. Anche il ragazzino biondo è immobile e pure lui alza gli occhi e guarda oltre l’acqua. I due sguardi si sfiorano a mezza via e in un amen giungono a destinazione. “Che sorriso stupendo” mormorano entrambi. Lisa avverte un impellente bisogno di tuffarsi. Il ragazzino biondo avverte il medesimo bisogno. Una forza cui non sanno resistere li spinge. Non sanno, non possono sapere che i loro due sorrisi si sono alleati e ora li stanno guidando. Lisa si tuffa. Anche il ragazzino biondo. Traiettorie perfette a disegnare un triangolo il cui vertice sta laggiù, sul fondo piscina dove si incontrano. Le mani si allungano, i polpastrelli si sfiorano quasi volessero controllare la qualità dell’altro. Attimi. Il viso di entrambi si alza costringendo la testa a piegarsi all’indietro. Attimi. Le facce si avvicinano, le labbra si sfiorano, i sorrisi si fondono. Attimi. Un guizzo, ora sono in posizione eretta, le gambe si muovono spingendo l’acqua in basso e i corpi in alto. Attimi. Riaffiorano due corpi che paiono uno solo. La fusione dei due sorrisi ha generato un bacio dolcissimo, coinvolgente, fresco. Lara e i genitori osservano a bordo vasca. Stupiti. Più i grandi della piccina. Un momento di incertezza, poi è Lara a rompere il silenzio battendo le mani. A mamma e papà non resta che unirsi a lei. Applausi che hanno il potere di restituire a ognuno dei due ragazzi il proprio sorriso. Respirano profondamente, si guardano intensamente. “Come ti chiami?” chiedono contemporaneamente. La risata che segue ci sta tutta. “Prima tu” dice lui. “Lisa”. “Tommaso”. “Primo bacio?” “Sì. Anche tu?” “Sì, anch’io”. I sorrisi si fondono di nuovo. Le gambe cessano di muoversi. Il fondo della piscina si avvicina. “Affogano papà?” chiede Lara allarmata. “Tranquilla, sanno quello che fanno. Andiamo, tua sorella non ha bisogno di noi”. Non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura, ma è emozionato e si sente qualche anno in più.

venerdì 2 dicembre 2016

Referendum: per evitare di finire bolliti come le rane

Il mio approccio alle modifiche costituzionali è stato quello di un uomo libero, spoglio da pregiudizi, curioso e desideroso di capire perché il governo ci tenesse tanto a cambiare la Costituzione. All’inizio avevo commesso l’errore di non sovrapporre la riforma all’Italicum, poi l’ho fatto e ho capito che i due provvedimenti sono stati pensati insieme e sono complementari. Non a caso entrambi hanno avuto un’accelerazione dopo la sbornia di voti al PD alle Europee 2014. Con una legge elettorale proporzionale la riforma resterebbe comunque un pasticcio irricevibile, ma perderebbero d’importanza i pericoli nascosti qua e là nel testo.
I tre pilastri
L’Italicum assegna al partito che vince le elezioni (potrebbe essere un partito del 25%) la maggioranza assoluta dei seggi alla camera e, guarda caso, sarà solo la camera a votare la fiducia al governo. I poteri del governo non vengono modificati, dice la propaganda del Si. E’ una bugia. Un partito solo controllerà la camera che voterà la fiducia al governo che avrà anche corsie preferenziali per far approvare leggi di sua iniziativa su alcune materie. Lo stesso governo, grazie alla “clausola di supremazia dello stato” potrà intervenire su provvedimenti delle regioni. Se il premier è anche segretario del partito vincitore delle elezioni, avremo un segretario di partito che controlla Camera e governo, due dei tre pilastri su cui poggiano le moderne democrazie. Altro che nuovi poteri: se passerà la riforma rischieremo di avere un uomo solo al comando.
In parlamento ci saranno anche le opposizioni. Certo, ma leggete cosa recita l’art. 64 modificato. “Ciascuna Camera adotta il proprio regolamento a maggioranza assoluta dei suoi componenti”. Questa parte è rimasta immutata. La seguente invece è stata aggiunta. “I regolamenti delle Camere garantiscono i diritti delle minoranze parlamentari. Il regolamento della Camera dei deputati disciplina lo statuto delle opposizioni”. Chi ha la maggioranza alla Camera? Ma il partito-governo, accipicchia!, che potrà scrivere e far approvare anche le regole che riguardano i diritti delle opposizioni. La Corte Costituzionale non approverebbe leggi palesemente incostituzionali. Giusto, ma qui la nuova Costituzione mostra un’altra falla (voluta?). Potrebbe il partito-governo eleggere una Corte Costituzionale “fidata”? Ho studiato, fatto calcoli e formulato ipotesi tenendo pure conto della pratica del “cambio di casacca” e sono giunto alla conclusione che sarebbe difficile, ma non impossibile eleggere un Presidente della Repubblica “fidato” cui far nominare 5 Giudici “fidati”. Gli altri li eleggono: 3 la Camera (dove, non scordiamolo, il partito-governo ha la maggioranza assoluta), 2 il Senato, 5 le Supreme Magistrature. Ripeto, difficile e occorrerebbe pure un certo lasso di tempo (es. non finché in carica resterà Mattarella), ma dopo? Come si vede, la questione è un po’ meno semplice e idilliaca di come ce la racconta la propaganda del Si .
La prima parte non viene modificata. Giusto, ma sarà sufficiente ignorarla, come in parte accade già ora. Art. 1: “L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Vi sembra che sia applicato?

Non mi sono accontentato di ragionare sulla riforma e sull’Italicum, così mi sono riletto il “Piano di rinascita democratica” della P2 di Licio Gelli e il documento diffuso nel 2013 da JPMorgan, il colosso bancario denunciato nel 2012 dal governo federale americano perché ritenuto responsabile della crisi. Ho così scoperto che alcuni dei provvedimenti adottati dai governi negli ultimi anni sono indicati nel programma di Gelli così come alcune cose fatte da Renzi (es. il JobsAct) trovano ispirazione nel documento della JPMorgan. Non mi sono fermato qui. Ho preso in esame il quinquennio 1921-25 e ho focalizzato l’attenzione sulla legge Acerbo. A questo proposito, per non tenerla troppo lunga, invito a leggere un illuminante articolo di Federico Dezzani dal titolo: “La legge Acerbo si ripete, con la farsa Italicum”. Si può trovare facilmente in rete.
La legge elettorale Acerbo, con la sua imposizione fortemente maggioritaria, è quindi propedeutica alla nascita del partito-nazione, una lista di sintesi nazionale, oppure, per usare un termine attuale, un Partito della Nazione”, scrive Dezzani. Vi ricorda qualcosa?
Potrò sembrare pessimista o allarmista, invece mi sforzo soltanto di essere realista. Per 70 anni la Costituzione è stata l’ombrello protettivo della nostra democrazia; così modificata, come abbiamo visto, rischia di non esserlo più. Nel corso delle mie riflessioni non ho pensato a me che ormai sono a fine corsa, ho guardato al futuro, ai giovani. Una Costituzione è fatta per durare, cosa ne sappiamo di cosa potrà accadere tra 10, 20, 30 anni? Chi potrà vincere le elezioni e impossessarsi del potere? Alle moderne dittature non servono manganelli e olio di ricino, basta il controllo delle istituzioni, dei mezzi d’informazione e del sistema produttivo attraverso imprenditori amici. Credo ci sia di che riflettere. C’è poi una domanda rimasta senza risposta: “Perché, volendo risparmiare, non hanno dato una bella sforbiciata ai compensi di tutti i parlamentari invece di ridimensionare il Senato togliendo agli Italiani il diritto di eleggerlo?”
Non si vota pro o contro Renzi, ma…
Anche se Renzi ha trasformato il referendum in un Si o un No su di lui, domenica si approvano o si respingono le modifiche costituzionali, quindi, indipendentemente dal risultato, il governo potrà durare fino al 2018, poi decideranno gli Italiani. Ciò premesso, alcune riflessioni su ciò che è accaduto negli ultimi anni è giusto compierle. Con i governi Monti e Renzi la destra industriale e finanziaria si è presa molte rivincite e non per caso il mondo degli affari sostiene a spada tratta il Si. Quello è un mondo che non dà nulla per nulla: vuole qualcosa in cambio. E cosa mai? A quel mondo lì non interessa creare lavoro o concedere diritti, il suo unico obiettivo è il profitto e per realizzarlo in fretta ha bisogno di governi obbedienti, di parlamenti veloci e di un’opposizione debole o inesistente. Negli ultimi tempi ne abbiamo viste davvero delle belle, tanto che qualcuno ha usato la parola “trasformismo”. Effettivamente è inconcepibile come la stessa persona possa essere andata in piazza per conquistare lo Statuto dei diritti dei lavoratori e oggi giudichi positivamente il Jobs Act e la soppressione dell’art. 18; che fino a ieri invocasse l’applicazione piena della Costituzione e oggi approvi questi stravolgimenti; che 10 anni fa chiedesse voti contro le modifiche tentate da Berlusconi e oggi li chieda per approvare modifiche che, nella sostanza, non sono migliori. Ma, soprattutto, il paese ha continuato a soffrire e a perdere fiducia. Renzi invoca un voto per cambiare, ma è lì da quasi tre anni: chi gli ha impedito di farlo? Chi gli ha impedito di togliere il freno che, stando alla propaganda del SI, bloccherebbe il paese? Ha fatto approvare tutte le leggi che ha voluto. La verità è che la crisi che ci attanaglia da 8 anni è figlia di questo sfrenato liberismo che chiamano globalizzazione. E’ sciocco pensare e far credere che se ne possa uscire con ricette ispirate dal medesimo sistema. Non se ne esce stravolgendo la Costituzione, ma cambiando politiche e classe dirigente. Prendiamone atto: Renzi e la nuova casta che si è formata intorno a lui non sono la soluzione del problema, sono il problema. La vittoria del No è propedeutica al cambiamento vero, da realizzare con le elezioni del 2018.
Il principio della rana bollita (di Noam Chomsky). Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce - semplicemente - morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
Questa esperienza mostra che - quando un cambiamento si effettua in maniera sufficientemente lenta - sfugge alla coscienza e non suscita - per la maggior parte del tempo - nessuna reazione, nessuna opposizione, nessuna rivolta.
Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da alcuni decenni, ci accorgiamo che stiamo subendo una lenta deriva alla quale ci abituiamo. Un sacco di cose, che ci avrebbero fatto orrore 20, 30 o 40 anni fa, a poco a poco sono diventate banali, edulcorate, e - oggi - ci disturbano solo leggermente o lasciano decisamente indifferenti la gran parte delle persone. In nome del progresso e della scienza, i peggiori attentati alle libertà individuali, alla dignità della persona, all’integrità della natura, alla bellezza ed alla felicità del vivere, si effettuano lentamente ed inesorabilmente con la complicità costante delle vittime, ignoranti o sprovvedute.
I foschi presagi annunciati per il futuro, anziché suscitare delle reazioni e delle misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente il popolo ad accettare le condizioni di vita decadenti, perfino drammatiche.
Il permanente ingozzamento di informazioni da parte dei media satura i cervelli che non riescono più a discernere, a pensare con la loro testa.
Allora non siate come la rana, già mezzo bolliti, date il colpo di zampa salutare, prima che sia troppo tardi!”.
Domenica, votando NO, abbiamo l’occasione per dare il nostro salutare colpo di zampa. Non sono ottimista. E’ una battaglia tra Davide (il No) e Golia (il Si) e sarà difficilissimo che Davide prevalga. Troppo sbilanciati i mezzi a disposizione. Troppo squilibrata l’informazione. Troppe interferenze (interessate) da ogni parte del Globo. Troppa propaganda in rete costruita ad arte da chi sa che la pubblicità è l’anima del commercio. Troppe promesse ed elemosine elettorali. Troppe minacce di catastrofi nel caso vinca il No. Potrebbe però scattare una sorta di rigetto rispetto a una propaganda troppo invadente e a un Presidente del Consiglio diventato una presenza ossessiva. Ci manca solo di trovarlo sotto il letto! Domenica si potrebbe innescare una reazione democratica, capace di far riemergere la parte migliore del paese, quella che vuole contare e decidere, non delegare a un uomo solo. Diventerebbe così possibile creare un nuovo patto sociale, capace di riunire il paese, oggi spaccato in due dal referendum e di farlo ripartire davvero. Se saremo capaci di dare questa zampata democratica, si apriranno nuovi orizzonti. Di fronte a un popolo che unito grida: “Io ci sono!”, i menagramo battono in ritirata. Ce lo insegna la storia. Abbiamo tempo fino a domenica per convincere gli indecisi a votare NO, così da poter poi dire ai nostri figli e nipoti: “Io c’ero in quel nuovo 25 aprile!”
P.S. Leggo che, finalmente, anche Bersani ha capito che è saggio non stare sereni.

lunedì 21 novembre 2016

JPMorgan,Tony Blair,Matteo Renzi: frammenti di una storia vera

Il pezzo che vi accingete a leggere è molto lungo, ma, in questo nostro tempo che vive di slogan, l’approfondimento aiuta a capire. In vista del referendum del 4 dicembre, di cose da capire ce ne sono molte. Vi chiedo quindi di dedicare un po’ del vostro tempo al frutto di una accurata ricerca. JPMorgan Chase & co Spunta spesso nel dibattito politico: su Wikipedia si trovano tutte le informazioni necessarie, pertanto mi limito a riportare solo alcuni passaggi, utili per inquadrare ciò che verrà dopo. Truffa dei mutui subprime. Il 1° settembre 2011 la procura di New York denuncia per frode Bear Stearns e Emc Mortgage, del gruppo JPMorgan, per la truffa dei mutui subprime. Fannie Mae e Freddie Mac hanno perso più di 30 miliardi nel 2008, quando il mercato immobiliare legato ai mutui subprime è esploso. Le perdite sono state coperte in gran parte dalle tasse dei cittadini americani. Le perdite della Bear Stearns ammontarono a 22,5 miliardi di dollari, provocarono la disoccupazione di 7 milioni di persone negli Stati Uniti d’America e una Grande recessione che dal 2008 è imperversata in tutti i paesi civili d’Europa e del mondo, escluso la Cina e l’India. Nel 2012 la banca fu denunciata dal governo federale americano perché ritenuta responsabile della crisi. Il 19 novembre 2013, la banca JPMorgan patteggiava un risarcimento di 13 miliardi di dollari per la truffa dei mutui subprime. Secondo Wikipedia è la più grande delle 4 grandi banche americane. Dal 31/12/2005 è amministratore delegato Jamie Dimon, che diventa presidente del consiglio d’amministrazione il 31/12/2006. Tony Blair Segretario del Partito Laburista dal 21/7/1994 diventa primo ministro nel 1997 fino al 2007. Durante il suo premierato la Gran Bretagna viene coinvolta in 4 guerre: Kosovo, Sierra Leone, Afganistan e Iraq. La decisione di intervenire in Iraq è finita sotto inchiesta tanto che il governo inglese ha nominato una commissione, nota come Commissione Chilcot dal nome del suo presidente. Dopo 7 anni di lavoro è giunta alla conclusione che la guerra, scatenata in Iraq nel 2003 insieme al presidente americano George Bush, fu un errore (vedere Commissione Chilcot). Ha scritto di lui Fulvio Scaglione su Famiglia Cristiana, in un articolo reperibile in rete sotto il titolo: IRAK, IL FALLIMRNTO TOTALE DEL POLITICO TONY BLAIR. “…Un’avventura che costò alla Gran Bretagna la morte di 150 soldati. Tanti, ma un’inezia di fronte alle centinaia di migliaia di civili uccisi in Iraq dalle violenze scatenatesi dopo la guerra. Un colossale fallimento che da tredici anni costa a tutti noi paura, difficoltà, morti e un incredibile cumulo di denaro che potrebbe essere investito per costruire qualcosa, invece che per difendersi dall’Isis. Se Bush e Blair non fossero uno americano e l’altro inglese, ci sarebbe di sicuro qualche Tribunale internazionale a occuparsi di loro. […] Bush ha avuto il buon senso di sparire nel suo ranch in Texas, dove può osservare con profitto la vita delle mucche. Ma Blair no. Blair ha avuto l’impudenza, in questi anni, di accettare l’incarico di mediatore per la pace tra israeliani e palestinesi per conto del Quartetto formato da USA, Russia, ONU e Unione Europea. Uno dei grandi distruttori del Medio Oriente impegnato a pacificare il Medio Oriente: ci stupisce che non si arrivi a nulla? Ma non solo: Blair si è arricchito con anni e anni di lucrosissime conferenze con cui, in giro per il mondo, ha spiegato come si fa la pace e si dialoga con il mondo islamico”. A proposito dell’Italia, in un’intervista al quotidiano The Times citata da Franco Fracassi in un articolo significativo già nel titolo “REFERENDUM, SI SCRIVE RENZI SI LEGGE JPMORGAN”, pubblicato sul quotidiano POPOFF, Blair ha detto: “Il mutamento cruciale, delle istituzioni politiche, neanche è cominciato. Il test chiave sarà l’Italia: il governo ha l’opportunità concreta di iniziare riforme significative”. Sempre Fracassi scrive: “Blair ha confermato il suo appoggio a Renzi sulla strada delle riforme. Ma come abbiamo ricordato non è più il politico che parla. Oggi il fu leader dei laburisti riceve uno stipendio di milioni di dollari l’anno per fare da consulente a una delle più importanti banche d’affari del mondo (seconda solo alla Goldman Sachs), formalmente denunciata dalla Casa Bianca di essere stata ‘responsabile della crisi dei subprime’, che ha poi scatenato la crisi economica mondiale”. Fracassi riporta anche l’opinione dell’economista statunitense Joseph Stiglitz: “Le banche d’affari si servono di consulenti come la massoneria si serve dei propri membri. I consulenti oliano gli ingranaggi della politica, avvicinano i politici che contano alle banche giuste e promuovono presso di loro politiche compiacenti a quelle indicate dalla banche”. Cito ancora dall’articolo di Fracassi un pensiero dell’economista Emiliano Brancaccio: “Maggiore è il potere del parlamento, più è difficile ridimensionare lo stato sociale. Un orientamento di segno opposto, invece, mira a ridistribuire il reddito favorendo il profitto e le rendite, non certo a un ammodernamento del Paese”. Fracassi conclude citando Willy Brandt: “Bisogna correggere la democrazia osando più democrazia”. Matteo Renzi Dopo aver ricoperto la carica di presidente della Provincia di Firenze, il 22 giugno 2009 diventa sindaco di Firenze. Il 29 ottobre 2010 lancia l’idea della “rottamazione senza incentivi” dei dirigenti di lungo corso del PD. Dal 5 al 7 novembre 2010, assieme a Pippo Civati, Roberto Giachetti e altri, organizza la prima Leopolda dalla quale scaturisce il manifesto “Carta di Firenze”. Il 6 dicembre 2010 si reca a pranzo ad Arcore a casa di Belusconi. Con precisione non è dato sapere cosa i due abbiano discusso. Berlusconi è ancora Presidente del Consiglio, ma per poco. Forse alla BCE stanno già preparando la famosa lettera che lo porterà alle dimissioni, ma lui non può saperlo. DA QUI IN POI OCCHIO ALLE DATE! Primo giugno 2012. Palazzo Corsini, Firenze Scrive Fracassi nell’articolo già citato: “Il primo giugno 2012 la banca d’affari statunitense organizza una cena a palazzo Corsini a Firenze. Il padrone di casa Jamie Dimon (amministratore delegato della JPMorgan) invita l’allora sindaco della città Renzi e il già primo ministro e da quattro anni consulente speciale della banca, Blair. Il primo aprile 2014 la scena si sposta Oltremanica. Questa volta gli onori di casa li fa l’ambasciatore italiano a Londra Pasquale Terracciano. Durante la cena a base di pesce Renzi e Blair discutono in privato”. Fracassi riporta anche uno scritto del giornale britannico Daily Mirror. “Renzi è il Blair italiano non solo nelle intenzioni politiche, ma anche nelle alleanze economiche. Un esempio? La JPMorgan”. 13 settembre 2012 Matteo Renzi, ancora sindaco di Firenze, si candida alle primarie del centro sinistra, ma c’è un ostacolo da superare: lo statuto del PD stabilisce che il candidato per le primarie è il segretario. Per permettere a Renzi di competere occorre modificare lo statuto. 6 ottobre 2012 L’assemblea nazionale del PD modifica lo statuto per permettere anche ad altri, oltre al segretario, di candidarsi. Quello che per Renzi poteva essere un ostacolo insormontabile sulla strada verso il potere, viene così superato in bellezza. Segretario del PD è Bersani. 25 novembre 2012 Al primo turno delle primarie Renzi ottiene il 35,5% dei voti. 2 dicembre 2012 Renzi perde il ballottaggio contro Bersani ottenendo il 39,01%. Vince solo in Toscana. 28 maggio 2013 La JPMorgan redige un documento di sedici pagine dal titolo “Aggiustamenti nell’area euro”. Scrive Fracassi: “Dopo che nell’introduzione si fa già riferimento alla necessità di intervenire politicamente a livello locale, a pagina 12 e 13 si arriva alle Costituzioni dei Paesi europei, con particolare riferimento alla loro origine e ai contenuti”. Fracassi riporta poi fedelmente ciò che sta scritto nel documento che ognuno di noi può andare a cercare in internet e leggere per intero. “Quando la crisi è iniziata era diffusa l’idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica. Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei Paesi del Sud, e in particolare le loro Costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”. E ancora: “I problemi economici dell’Europa sono dovuti al fatto che i sistemi della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta delle dittature, e sono rimasti segnati da quell’esperienza. Le Costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo”. Per non tediarvi oltre mi limito a riportare alcuni giudizi che sono delle autentiche chicche. “esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti”; “governi centrali deboli nei confronti delle regioni”; “tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori”; “diritti di protestare se i cambiamenti sono sgraditi”. Scrive Fracassi: “Riassumendo, la JPMorgan ci dice: liberatevi al più presto delle vostre Costituzioni antifasciste”. A questo punto alcune riflessioni si impongono. La banca ritenuta responsabile dell’innesco della peggior crisi economica dopo quella del 1929 che si permette di “suggerire” all’Europa il modo di uscirne e lo fa addirittura criticando le Costituzioni di alcuni paesi membri. Ci sarebbe stato motivo perché le massime autorità europee protestassero ufficialmente, invece Wikipedia dà solo notizia di “numerose critiche” senza entrare nel merito. Cosa è accaduto dopo in Italia lo abbiamo vissuto in prima persona. I lavoratori sono troppo tutelati? Via l’art. 18 e avanti il Jobs Act. Il governo è troppo debole? Si studia una legge elettorale che con un premio dia al partito che prende più voti, non importa quanti, la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera, poi si modifica la Costituzione per far sì che sia la sola Camera a dare la fiducia al governo. Le regioni contano troppo e mettono il bastone tra le ruote, vedi trivelle? Si modifica il Titolo V della Costituzione e si accentrano i poteri su tutta una serie di questioni di importanza vitale per il paese. Quanto al diritto di protestare, può bastare la negazione dell’autorizzazione a manifestare e l’invio di un bel numero di poliziotti in assetto antisommossa nel caso i cittadini volessero far sentire lo stesso la loro voce. Ultima considerazione. Renzi ha portato il PD nella famiglia del PSE (Partito Socialista Europeo). Di fronte a una banca (badate bene, una banca straniera, non una forza politica o un governo europeo), che accusa alcune Costituzioni di paesi con una forte presenza di partiti membri del PSE o ad esso vicini di essere “troppo socialiste”, sarebbe stato logico protestare e chiedere l’adozione di provvedimenti appropriati: qualcuno li ha sentiti? Ho cercato documenti in proposito, ma non li ho trovati. Possono essermi sfuggiti. 9 luglio 2013 Renzi si candida alla segreteria del PD. Presidente del consiglio è Enrico Letta, conseguenza della vittoria/non vittoria della coalizione di centro sinistra guidata da Bersani alle elezioni di febbraio. Presidente della Repubblica è stato rieletto Napolitano dopo il “pasticcio” che ha portato alla bocciatura dei candidati del PD: prima Marini, poi Prodi. 8 dicembre 2013 Renzi vince le primarie con il 67,5% e diventa segretario del PD. Nei confronti di Letta pronuncerà le famose parole: “Stai sereno”. 15 gennaio 2014 La Gazzetta Ufficiale pubblica la sentenza con cui la Corte Costituzionale boccia la legge elettorale per la Camera conosciuta come “Porcellum”. Preso atto che il parlamento è stato eletto con una legge poi bocciata dalla Corte, logica vorrebbe che il Capo dello Stato ne chiedesse una nuova in via prioritaria per poi andare in tempi brevi a nuove elezioni, ma ciò non avviene: Napolitano lascia le cose come stanno. Si badi bene: qui si parla di “legittimità politica”, e di “sensibilità istituzionale”, non di cavilli giuridici. 13 febbraio 2014 La Direzione del PD approva (236 sì, 16 no) la relazione di Renzi che dà il benservito a Letta. Votano contro solo Civati e i suoi, anche Cuperlo vota a favore. Letta si dimette subito. 17 febbraio 2014 Napolitano incarica Renzi di formare il nuovo governo. 24/25 febbraio 2014 Il governo Renzi ottiene la fiducia delle camere e così, caso forse unico nei paesi democratici, colui che ha perso le primarie diventa presidente del consiglio, votato da parlamentari eletti nella lista del vincitore delle primarie che ha presentato agli elettori un programma ben diverso rispetto a ciò che poi il governo Renzi andrà a far votare al parlamento. 6 maggio 2015 La Camera approva la nuova legge elettorale “Italicum” che prevede un premio alla lista che supera il 40% al primo turno (340 seggi pari al 54%) o che vince il ballottaggio. Potrà capitare che nessuna lista raggiunga il 40% al primo turno e che vadano al ballottaggio due liste con il 25% o anche meno. La lista vincitrice avrà così la maggioranza assoluta alla Camera, ma, nell’ipotesi che votino i due terzi degli aventi diritto, rappresenterà meno del 17% del paese reale. Alcuni hanno evidenziato analogie con la legge Acerbo voluta da Mussolini: a questo proposito consiglio vivamente di leggere un articolo molto documentato e ragionato scritto da Federico Dezzani e pubblicato nel suo Blog con il titolo: “La legge Acerbo si ripete, con la farsa Italicum”. 15 aprile 2016 La Gazzetta Ufficiale pubblica il testo definitivo delle modifiche alla Costituzione che saremo chiamati ad approvare o respingere il prossimo 4 dicembre. 11 novembre 2016 A proposito dei rapporti tra Renzi e Dimon, scrive Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma Giorgio Meletti e non smentito che io sappia. “La solida amicizia si è rivelata preziosa per il banchiere americano dopo l’ascesa di Renzi alla guida di Palazzo Chigi. Anche grazie alla diplomazia del suo capo per l’Europa Vittorio Grilli, ex ministro dell’Economia nel governo Monti, Dimon si è fatto invitare a pranzo da Renzi il 6 luglio scorso e ha avuto dal governo italiano carta bianca per la soluzione della crisi del Monte dei Paschi di Siena. Con una così ampia apertura di credito per il colosso bancario americano non è stato difficile chiedere e ottenere da Renzi il siluramento dello sgradito amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola e la sua sostituzione con il gradito ex capo per l’Italia di JPMorgan Marco Morelli”. Interessante, vero? Si aggiunga che è proprio di quel giorno la notizia che dà Dimon in corsa per ricoprire l’importante incarico di segretario al Tesoro, cioè di ministro dell’Economia, nel futuro governo Trump (lo scrive Meletti citando l’agenzia Reuters). Secondo Il Fatto, Renzi tiferebbe per lui. Ma come: Renzi non tifava per la Clinton fino a definire “un disastro” l’eventualità dell’elezione di Trump? Non sarebbe la prima volta che uno scommette su di un cavallo dato per vincente e che questi si riveli un ronzino al punto da essere superato sul traguardo da un altro solo appena meno ronzino di lui. Vedremo se davvero diventerà ministro, ma questo poco cambia rispetto a ciò che dovremo decidere il prossimo 4 dicembre; conta, invece, riflettere attentamente non solo sulla sostanza delle modifiche, ma anche su chi sono gli sponsor di quella che viene chiamata riforma da alcuni e deforma da altri. Ho iniziato la ricerca curioso di scoprire se e in che misura c’è stata un’ingerenza della JPMorgan negli affari interni dell’Italia e nel corso del lavoro mi sono detto che mi sarebbe stata d’aiuto la conoscenza di ciò che i tre commensali si dissero attorno alla tavola imbandita il primo giugno 2012, ma quello era ed è un segreto, quindi… ognuno si dia la risposta che ritiene più corretta. Chissà perché, a un certo punto, mi sono ricordato di una celebre frase di quel volpone di Giulio Andreotti: “A pensar male si fa peccato… Ma spesso si indovina”. Vi ringrazio per l’attenzione che avete dedicato a questa ricerca. Tutte le informazioni che mi hanno aiutato a scrivere il pezzo sono reperibili in rete, quindi chiunque potrà approfondire ulteriormente.

domenica 21 febbraio 2016

26 febbraio 2016.Presentazione di "Christian & Giorgia" di Armido Malvolti presso la libreria All'Arco di Reggio Emilia


Venerdì 26 febbraio, ore 17.30, alla Libreria All’Arco di Reggio Emilia, lo scrittore reggiano Armido Malvolti presenterà il suo “Christian & Giorgia – Viaggio dentro la leucemia infantile”: la storia vera della battaglia fra un bambino e un mostro che si chiama leucemia.Una sfida impari, ma che vede Christian lottare con determinazione e con un’insospettabile energia, con l’aiuto della sua famiglia, dei medici e di una psicologa. Fino alla guarigione. “Christian & Giorgia” è una storia di speranza, scritta per aiutare altri bambini e altri genitori che si trovano ad affrontare la medesima sfida.
Armido Malvolti, reggiano d’Appennino, è nato e vive a Castelnovo ne’ Monti (RE). Ha pubblicato diversi romanzi e racconti. Collabora da molti anni con il periodico “Tuttomontagna” e ha ottenuto numerosi riconoscimenti di pubblico e di critica in importanti concorsi letterari.
La presentazione vedrà la partecipazione dei due bambini protagonisti del libro e sarà coordinata da Clementina Santi, presidente dell’Associazione Scrittori Reggiani; le letture saranno a cura di Maria Teresa Pantani; interverranno la dottoressa Monica Cellini, referente del reparto di Oncologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Modena, e la dottoressa Camilla Migliozzi, psicologa del medesimo reparto.Nel corso della presentazione, ampio spazio verrà dato al pubblico perché possa avanzare domande ai relatori, all’autore e ai due piccoli protagonisti

L’evento è organizzato in collaborazione con l’Associazione Scrittori Reggiani.

Vi aspettiamo!