lunedì 21 novembre 2016

JPMorgan,Tony Blair,Matteo Renzi: frammenti di una storia vera

Il pezzo che vi accingete a leggere è molto lungo, ma, in questo nostro tempo che vive di slogan, l’approfondimento aiuta a capire. In vista del referendum del 4 dicembre, di cose da capire ce ne sono molte. Vi chiedo quindi di dedicare un po’ del vostro tempo al frutto di una accurata ricerca. JPMorgan Chase & co Spunta spesso nel dibattito politico: su Wikipedia si trovano tutte le informazioni necessarie, pertanto mi limito a riportare solo alcuni passaggi, utili per inquadrare ciò che verrà dopo. Truffa dei mutui subprime. Il 1° settembre 2011 la procura di New York denuncia per frode Bear Stearns e Emc Mortgage, del gruppo JPMorgan, per la truffa dei mutui subprime. Fannie Mae e Freddie Mac hanno perso più di 30 miliardi nel 2008, quando il mercato immobiliare legato ai mutui subprime è esploso. Le perdite sono state coperte in gran parte dalle tasse dei cittadini americani. Le perdite della Bear Stearns ammontarono a 22,5 miliardi di dollari, provocarono la disoccupazione di 7 milioni di persone negli Stati Uniti d’America e una Grande recessione che dal 2008 è imperversata in tutti i paesi civili d’Europa e del mondo, escluso la Cina e l’India. Nel 2012 la banca fu denunciata dal governo federale americano perché ritenuta responsabile della crisi. Il 19 novembre 2013, la banca JPMorgan patteggiava un risarcimento di 13 miliardi di dollari per la truffa dei mutui subprime. Secondo Wikipedia è la più grande delle 4 grandi banche americane. Dal 31/12/2005 è amministratore delegato Jamie Dimon, che diventa presidente del consiglio d’amministrazione il 31/12/2006. Tony Blair Segretario del Partito Laburista dal 21/7/1994 diventa primo ministro nel 1997 fino al 2007. Durante il suo premierato la Gran Bretagna viene coinvolta in 4 guerre: Kosovo, Sierra Leone, Afganistan e Iraq. La decisione di intervenire in Iraq è finita sotto inchiesta tanto che il governo inglese ha nominato una commissione, nota come Commissione Chilcot dal nome del suo presidente. Dopo 7 anni di lavoro è giunta alla conclusione che la guerra, scatenata in Iraq nel 2003 insieme al presidente americano George Bush, fu un errore (vedere Commissione Chilcot). Ha scritto di lui Fulvio Scaglione su Famiglia Cristiana, in un articolo reperibile in rete sotto il titolo: IRAK, IL FALLIMRNTO TOTALE DEL POLITICO TONY BLAIR. “…Un’avventura che costò alla Gran Bretagna la morte di 150 soldati. Tanti, ma un’inezia di fronte alle centinaia di migliaia di civili uccisi in Iraq dalle violenze scatenatesi dopo la guerra. Un colossale fallimento che da tredici anni costa a tutti noi paura, difficoltà, morti e un incredibile cumulo di denaro che potrebbe essere investito per costruire qualcosa, invece che per difendersi dall’Isis. Se Bush e Blair non fossero uno americano e l’altro inglese, ci sarebbe di sicuro qualche Tribunale internazionale a occuparsi di loro. […] Bush ha avuto il buon senso di sparire nel suo ranch in Texas, dove può osservare con profitto la vita delle mucche. Ma Blair no. Blair ha avuto l’impudenza, in questi anni, di accettare l’incarico di mediatore per la pace tra israeliani e palestinesi per conto del Quartetto formato da USA, Russia, ONU e Unione Europea. Uno dei grandi distruttori del Medio Oriente impegnato a pacificare il Medio Oriente: ci stupisce che non si arrivi a nulla? Ma non solo: Blair si è arricchito con anni e anni di lucrosissime conferenze con cui, in giro per il mondo, ha spiegato come si fa la pace e si dialoga con il mondo islamico”. A proposito dell’Italia, in un’intervista al quotidiano The Times citata da Franco Fracassi in un articolo significativo già nel titolo “REFERENDUM, SI SCRIVE RENZI SI LEGGE JPMORGAN”, pubblicato sul quotidiano POPOFF, Blair ha detto: “Il mutamento cruciale, delle istituzioni politiche, neanche è cominciato. Il test chiave sarà l’Italia: il governo ha l’opportunità concreta di iniziare riforme significative”. Sempre Fracassi scrive: “Blair ha confermato il suo appoggio a Renzi sulla strada delle riforme. Ma come abbiamo ricordato non è più il politico che parla. Oggi il fu leader dei laburisti riceve uno stipendio di milioni di dollari l’anno per fare da consulente a una delle più importanti banche d’affari del mondo (seconda solo alla Goldman Sachs), formalmente denunciata dalla Casa Bianca di essere stata ‘responsabile della crisi dei subprime’, che ha poi scatenato la crisi economica mondiale”. Fracassi riporta anche l’opinione dell’economista statunitense Joseph Stiglitz: “Le banche d’affari si servono di consulenti come la massoneria si serve dei propri membri. I consulenti oliano gli ingranaggi della politica, avvicinano i politici che contano alle banche giuste e promuovono presso di loro politiche compiacenti a quelle indicate dalla banche”. Cito ancora dall’articolo di Fracassi un pensiero dell’economista Emiliano Brancaccio: “Maggiore è il potere del parlamento, più è difficile ridimensionare lo stato sociale. Un orientamento di segno opposto, invece, mira a ridistribuire il reddito favorendo il profitto e le rendite, non certo a un ammodernamento del Paese”. Fracassi conclude citando Willy Brandt: “Bisogna correggere la democrazia osando più democrazia”. Matteo Renzi Dopo aver ricoperto la carica di presidente della Provincia di Firenze, il 22 giugno 2009 diventa sindaco di Firenze. Il 29 ottobre 2010 lancia l’idea della “rottamazione senza incentivi” dei dirigenti di lungo corso del PD. Dal 5 al 7 novembre 2010, assieme a Pippo Civati, Roberto Giachetti e altri, organizza la prima Leopolda dalla quale scaturisce il manifesto “Carta di Firenze”. Il 6 dicembre 2010 si reca a pranzo ad Arcore a casa di Belusconi. Con precisione non è dato sapere cosa i due abbiano discusso. Berlusconi è ancora Presidente del Consiglio, ma per poco. Forse alla BCE stanno già preparando la famosa lettera che lo porterà alle dimissioni, ma lui non può saperlo. DA QUI IN POI OCCHIO ALLE DATE! Primo giugno 2012. Palazzo Corsini, Firenze Scrive Fracassi nell’articolo già citato: “Il primo giugno 2012 la banca d’affari statunitense organizza una cena a palazzo Corsini a Firenze. Il padrone di casa Jamie Dimon (amministratore delegato della JPMorgan) invita l’allora sindaco della città Renzi e il già primo ministro e da quattro anni consulente speciale della banca, Blair. Il primo aprile 2014 la scena si sposta Oltremanica. Questa volta gli onori di casa li fa l’ambasciatore italiano a Londra Pasquale Terracciano. Durante la cena a base di pesce Renzi e Blair discutono in privato”. Fracassi riporta anche uno scritto del giornale britannico Daily Mirror. “Renzi è il Blair italiano non solo nelle intenzioni politiche, ma anche nelle alleanze economiche. Un esempio? La JPMorgan”. 13 settembre 2012 Matteo Renzi, ancora sindaco di Firenze, si candida alle primarie del centro sinistra, ma c’è un ostacolo da superare: lo statuto del PD stabilisce che il candidato per le primarie è il segretario. Per permettere a Renzi di competere occorre modificare lo statuto. 6 ottobre 2012 L’assemblea nazionale del PD modifica lo statuto per permettere anche ad altri, oltre al segretario, di candidarsi. Quello che per Renzi poteva essere un ostacolo insormontabile sulla strada verso il potere, viene così superato in bellezza. Segretario del PD è Bersani. 25 novembre 2012 Al primo turno delle primarie Renzi ottiene il 35,5% dei voti. 2 dicembre 2012 Renzi perde il ballottaggio contro Bersani ottenendo il 39,01%. Vince solo in Toscana. 28 maggio 2013 La JPMorgan redige un documento di sedici pagine dal titolo “Aggiustamenti nell’area euro”. Scrive Fracassi: “Dopo che nell’introduzione si fa già riferimento alla necessità di intervenire politicamente a livello locale, a pagina 12 e 13 si arriva alle Costituzioni dei Paesi europei, con particolare riferimento alla loro origine e ai contenuti”. Fracassi riporta poi fedelmente ciò che sta scritto nel documento che ognuno di noi può andare a cercare in internet e leggere per intero. “Quando la crisi è iniziata era diffusa l’idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica. Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei Paesi del Sud, e in particolare le loro Costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”. E ancora: “I problemi economici dell’Europa sono dovuti al fatto che i sistemi della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta delle dittature, e sono rimasti segnati da quell’esperienza. Le Costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo”. Per non tediarvi oltre mi limito a riportare alcuni giudizi che sono delle autentiche chicche. “esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti”; “governi centrali deboli nei confronti delle regioni”; “tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori”; “diritti di protestare se i cambiamenti sono sgraditi”. Scrive Fracassi: “Riassumendo, la JPMorgan ci dice: liberatevi al più presto delle vostre Costituzioni antifasciste”. A questo punto alcune riflessioni si impongono. La banca ritenuta responsabile dell’innesco della peggior crisi economica dopo quella del 1929 che si permette di “suggerire” all’Europa il modo di uscirne e lo fa addirittura criticando le Costituzioni di alcuni paesi membri. Ci sarebbe stato motivo perché le massime autorità europee protestassero ufficialmente, invece Wikipedia dà solo notizia di “numerose critiche” senza entrare nel merito. Cosa è accaduto dopo in Italia lo abbiamo vissuto in prima persona. I lavoratori sono troppo tutelati? Via l’art. 18 e avanti il Jobs Act. Il governo è troppo debole? Si studia una legge elettorale che con un premio dia al partito che prende più voti, non importa quanti, la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera, poi si modifica la Costituzione per far sì che sia la sola Camera a dare la fiducia al governo. Le regioni contano troppo e mettono il bastone tra le ruote, vedi trivelle? Si modifica il Titolo V della Costituzione e si accentrano i poteri su tutta una serie di questioni di importanza vitale per il paese. Quanto al diritto di protestare, può bastare la negazione dell’autorizzazione a manifestare e l’invio di un bel numero di poliziotti in assetto antisommossa nel caso i cittadini volessero far sentire lo stesso la loro voce. Ultima considerazione. Renzi ha portato il PD nella famiglia del PSE (Partito Socialista Europeo). Di fronte a una banca (badate bene, una banca straniera, non una forza politica o un governo europeo), che accusa alcune Costituzioni di paesi con una forte presenza di partiti membri del PSE o ad esso vicini di essere “troppo socialiste”, sarebbe stato logico protestare e chiedere l’adozione di provvedimenti appropriati: qualcuno li ha sentiti? Ho cercato documenti in proposito, ma non li ho trovati. Possono essermi sfuggiti. 9 luglio 2013 Renzi si candida alla segreteria del PD. Presidente del consiglio è Enrico Letta, conseguenza della vittoria/non vittoria della coalizione di centro sinistra guidata da Bersani alle elezioni di febbraio. Presidente della Repubblica è stato rieletto Napolitano dopo il “pasticcio” che ha portato alla bocciatura dei candidati del PD: prima Marini, poi Prodi. 8 dicembre 2013 Renzi vince le primarie con il 67,5% e diventa segretario del PD. Nei confronti di Letta pronuncerà le famose parole: “Stai sereno”. 15 gennaio 2014 La Gazzetta Ufficiale pubblica la sentenza con cui la Corte Costituzionale boccia la legge elettorale per la Camera conosciuta come “Porcellum”. Preso atto che il parlamento è stato eletto con una legge poi bocciata dalla Corte, logica vorrebbe che il Capo dello Stato ne chiedesse una nuova in via prioritaria per poi andare in tempi brevi a nuove elezioni, ma ciò non avviene: Napolitano lascia le cose come stanno. Si badi bene: qui si parla di “legittimità politica”, e di “sensibilità istituzionale”, non di cavilli giuridici. 13 febbraio 2014 La Direzione del PD approva (236 sì, 16 no) la relazione di Renzi che dà il benservito a Letta. Votano contro solo Civati e i suoi, anche Cuperlo vota a favore. Letta si dimette subito. 17 febbraio 2014 Napolitano incarica Renzi di formare il nuovo governo. 24/25 febbraio 2014 Il governo Renzi ottiene la fiducia delle camere e così, caso forse unico nei paesi democratici, colui che ha perso le primarie diventa presidente del consiglio, votato da parlamentari eletti nella lista del vincitore delle primarie che ha presentato agli elettori un programma ben diverso rispetto a ciò che poi il governo Renzi andrà a far votare al parlamento. 6 maggio 2015 La Camera approva la nuova legge elettorale “Italicum” che prevede un premio alla lista che supera il 40% al primo turno (340 seggi pari al 54%) o che vince il ballottaggio. Potrà capitare che nessuna lista raggiunga il 40% al primo turno e che vadano al ballottaggio due liste con il 25% o anche meno. La lista vincitrice avrà così la maggioranza assoluta alla Camera, ma, nell’ipotesi che votino i due terzi degli aventi diritto, rappresenterà meno del 17% del paese reale. Alcuni hanno evidenziato analogie con la legge Acerbo voluta da Mussolini: a questo proposito consiglio vivamente di leggere un articolo molto documentato e ragionato scritto da Federico Dezzani e pubblicato nel suo Blog con il titolo: “La legge Acerbo si ripete, con la farsa Italicum”. 15 aprile 2016 La Gazzetta Ufficiale pubblica il testo definitivo delle modifiche alla Costituzione che saremo chiamati ad approvare o respingere il prossimo 4 dicembre. 11 novembre 2016 A proposito dei rapporti tra Renzi e Dimon, scrive Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma Giorgio Meletti e non smentito che io sappia. “La solida amicizia si è rivelata preziosa per il banchiere americano dopo l’ascesa di Renzi alla guida di Palazzo Chigi. Anche grazie alla diplomazia del suo capo per l’Europa Vittorio Grilli, ex ministro dell’Economia nel governo Monti, Dimon si è fatto invitare a pranzo da Renzi il 6 luglio scorso e ha avuto dal governo italiano carta bianca per la soluzione della crisi del Monte dei Paschi di Siena. Con una così ampia apertura di credito per il colosso bancario americano non è stato difficile chiedere e ottenere da Renzi il siluramento dello sgradito amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola e la sua sostituzione con il gradito ex capo per l’Italia di JPMorgan Marco Morelli”. Interessante, vero? Si aggiunga che è proprio di quel giorno la notizia che dà Dimon in corsa per ricoprire l’importante incarico di segretario al Tesoro, cioè di ministro dell’Economia, nel futuro governo Trump (lo scrive Meletti citando l’agenzia Reuters). Secondo Il Fatto, Renzi tiferebbe per lui. Ma come: Renzi non tifava per la Clinton fino a definire “un disastro” l’eventualità dell’elezione di Trump? Non sarebbe la prima volta che uno scommette su di un cavallo dato per vincente e che questi si riveli un ronzino al punto da essere superato sul traguardo da un altro solo appena meno ronzino di lui. Vedremo se davvero diventerà ministro, ma questo poco cambia rispetto a ciò che dovremo decidere il prossimo 4 dicembre; conta, invece, riflettere attentamente non solo sulla sostanza delle modifiche, ma anche su chi sono gli sponsor di quella che viene chiamata riforma da alcuni e deforma da altri. Ho iniziato la ricerca curioso di scoprire se e in che misura c’è stata un’ingerenza della JPMorgan negli affari interni dell’Italia e nel corso del lavoro mi sono detto che mi sarebbe stata d’aiuto la conoscenza di ciò che i tre commensali si dissero attorno alla tavola imbandita il primo giugno 2012, ma quello era ed è un segreto, quindi… ognuno si dia la risposta che ritiene più corretta. Chissà perché, a un certo punto, mi sono ricordato di una celebre frase di quel volpone di Giulio Andreotti: “A pensar male si fa peccato… Ma spesso si indovina”. Vi ringrazio per l’attenzione che avete dedicato a questa ricerca. Tutte le informazioni che mi hanno aiutato a scrivere il pezzo sono reperibili in rete, quindi chiunque potrà approfondire ulteriormente.