sabato 23 dicembre 2017

Il mio ultimo racconto premiato

Il 9 dicembre 2017, nello stupendo Auditorium dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, il racconto “A pieni polmoni respira un inebriante profumo di libertà” è stato premiato dalla Giuria del Premio Letterario per inediti La Ginestra Firenze. Si è classificato secondo.
Trattasi di un racconto scritto in soli due giorni proprio per partecipare a questo Concorso. Protagonista è un giovane giornalista, specializzato in giornalismo d’inchiesta, che si trova a indagare i lati oscuri di un mondo industriale dove l’innovazione tecnologica viene utilizzata solo in funzione della massimizzazione del profitto, da raggiungere anche attraverso la diminuzione del prezzo pagato ai fornitori di materie prime e la riduzione del personale. E’ un racconto che, pur rispettando la necessaria brevità, affronta temi molto attuali fino a porre il protagonista di fronte a una drammatica scelta professionale che, in realtà, è una scelta di vita.
Di seguito è possibile leggerne l’inizio.                                                                                                    A pieni polmoni respira un inebriante profumo di libertà
Se ti sposti seguendo la curva del sole, ti puoi abbronzare da mattina a sera senza mai perdere di vista il mare”. Ogni volta che Giulio si siede sull’ampio terrazzo, col sole in fronte e l’azzurro del mare negli occhi, ricorda le parole di nonno Alberto. E torna bambino.
  • La casa quasi a picco sul mare è più piccola e modesta.
  • La barca di nonno pescatore è tirata in secco, al sicuro.
  • Nonno, nipote e un cesto di pesce sono su quella stessa barca che, lenta e sicura, scivola sul mare placido verso la riva.
  • Il braciere ardente diffonde nell’aria un gradevole profumo che stuzzica l’appetito. Una bella tavolata di gente allegra delizia le papille gustative con il pesce appena arrostito, innaffiato da un fresco vinello bianco che il nonno ha acquistato da un contadino, là dove la Piana lascia il posto alle prime colline. Nonno è a capo tavola. Giulio vicino a lui. C’è un feeling incredibile tra loro due. Mamma e nonna stanno un po’ sedute e un po’ in piedi a servire. Alla griglia c’è Palmiro, l’amicone del nonno. Papà non c’è.
  • Altri tempi. Braghette corte, sandalini blu, la bici già in seconda elementare per raggiungere l’edifico scolastico non molto distante. Papà non lo ha mai accompagnato a scuola. Papà si è trasferito troppo presto al cimitero.
Giulio gli fa visita ogni tanto. Giulio è stato cresciuto da nonno Alberto. Nonno Alberto che, pure lui, da alcuni anni dorme in un letto protetto da lastre di marmo dai coloro vivaci. Non amava il grigio e il nero, nonno Alberto. Amava pescare, nonno Alberto. Amava le domeniche sul terrazzo con griglia, pesce, vino bianco e amici. Pescava rigorosamente solo il sabato e la domenica. Negli altri cinque giorni della settimana era solo un meccanico. Per tutti il miglior meccanico della costa e della Piana. Tanto bravo da potersi permettere di selezionare i clienti e servire solo i più esigenti e danarosi. Anche gli amici, ovviamente. Gratis.
A inizio novecento, raccontava spesso nonno Alberto, questa casa era poco più di una capanna ed è cresciuta e si è trasformata per veder nascere e crescere decine di Foglietti. Giulio è l’ultimo Foglietti nato qui. Le modifiche più recenti le ha fatte nonno Alberto una volta raggiunta l’età della pensione. Sostanziosa, anche grazie a una polizza privata. Ora, questa casa che guarda il mare da tre lati, è dotata di tutti i confort moderni. In molti hanno cercato di comprarla negli anni del boom, anche una multinazionale che voleva trasformarla in un lussuoso albergo cinque stelle. Nonno Alberto ha resistito a tutte le lusinghe, comprese quelle a tanti zeri. Vendere per lui significava cancellare la memoria dei Foglietti, disperderne le radici. Nel testamento è stato chiaro: tutto al nipote Giulio, con una clausola inderogabile. La casa non potrà essere venduta e Giulio dovrà lasciarla in eredità ai figli con lo stesso vincolo. In mancanza di eredi diretti andrà a una fondazione che dovrà trasformarla in una casa vacanza per pensionati con pensione al minimo. Un testamento che equivale a un invito a mettere al mondo figli, Giulio ne è cosciente.
Giulio è felicemente fidanzato, ma non si decide a metter su famiglia. E’ ancora giovane: ha superato da poco l’asticella dei trenta. Giovane, ma già buona penna e altrettanto buona firma. Professione: giornalista. Scrive per il principale quotidiano regionale e, saltuariamente, per un affermato rotocalco nazionale. Fa soprattutto giornalismo d’inchiesta: un modo per crearsi molti ammiratori e altrettanti nemici. Nemici speranzosi di vederlo inciampare in uno dei suoi articoli e fare un bel ruzzolone.
In mare, con una canna da pesca in mano, il profumo della libertà ti entra dolcemente nel naso” gli ha confessato nonno Alberto tanti anni fa, quando ancora si tuffava nudo dalla barca e le femmine erano solo simpatiche o antipatiche compagne di giochi e di banco.
Giulio giornalista, quel profumo lo respira quando scrive. Quando gli riesce di svelare ai suoi lettori l’altra faccia della medaglia. Ha un ufficio tutto suo al giornale, ma è qui che si rifugia quando è impegnato a mettere a nudo un caso, una combriccola di manigoldi, un potente troppo potente da risultare intoccabile ai più. Anche a molti colleghi giornalisti come lui, stimati come lui. Da qualche tempo raccoglie materiale su di un’azienda importante che ha la sede centrale in uno dei comuni della Piana, non lontano dal mare scendendo verso sud. Ne ha raccolto parecchio di materiale, ma non sufficiente per meritarsi un titolone in prima pagina. Che bel mestiere il giornalista...                            Foto della premiazione a Firenze