lunedì 9 giugno 2014

Cerimonia di premiazione del Premio Casentino a Poppi

Raccontare la due giorni della XXXIX edizione del Premio Casentino non è facile. Anche al ‘Casentino’ parata di vip tra economia, giornalismo e tv’, titolava domenica La Nazione. Il giornale fiorentino si riferiva ai riconoscimenti che ogni anno vengono assegnati a personalità distintesi in vari campi. Si veda in proposito l’elenco pubblicato più avanti in fotografia. Ma se quello del conferimento dei “Premi d’Onore” è il momento clou della domenica mattina, nella splendida Abbazia San Fedele, che risale al decimo secolo, le emozioni iniziano il sabato pomeriggio con l’assegnazione dei premi minori a scrittori e poeti e con la presentazione degli ultimi libri editi dalle Edizioni Helicon.Quest’anno è toccato al mio “Le orme del lupo” fare da battistrada. Di seguito potete leggere il testo integrale della presentazione curata dal Prof Andrea Pellegrini; qui voglio solo sottolineare la forte commozione provata nell’ascoltare parole così significative pronunciate da persona tanto qualificata. Mi sento in dovere di ringraziare il Centro Culturale “Fonte Aretusa” organizzatore del concorso e la Casa Editrice per aver scelto il mio libro e per avermi fatto vivere un’esperienza tanto significativa.Al tavolo c’era la giuria del “Casentino”; in platea scrittori e poeti provenienti da ogni parte d’Italia.
Il mio racconto inedito è stato premiato la domenica mattina e mi è toccato in sorte di ricevere il premio poco dopo Riccardo Illy e alcuni altri vip (come li definisce La Nazione). Una delle caratteristiche del “Casentino” è che ogni premiato, se vuole,può prendere la parola e parlare di sé e di ciò che scrive. Non mi sono sottratto e ho raccontato in particolare di come il racconto premiato (Gervasio l’idealista) sia stato tolto all’ultimo momento dall’elenco dei 15 pubblicati in “Le orme del lupo”perché non mi convinceva. Mi sono spinto a dire che in letteratura non si getta nulla e che non bisogna mai sopravalutare il proprio giudizio in quanto ciò che a te non piace può invece essere apprezzato da altri. I gusti delle persone non sono uguali: per fortuna! Dire queste cose davanti a una platea tanto qualificata evedere alcuni annuire col capo, mi ha fatto sentire molto fortunato e anche un po’ privilegiato.
Nel suo intervento, Oscar Farinetti ha detto un paio di cose che mi hanno colpito: una è che noi italiani siamo carenti nel saper vendere le nostre eccellenze; l’altra è che dobbiamo recuperare capacità di narrazione, nel senso di aggiungere il valore della parola, che spiega e convince, allo straordinario patrimonio culturale, paesaggistico, alimentare, ecc. di cui l’Italia è ricca. Parole estremamente gratificanti per me che, praticamente da quando ho iniziato a scrivere, con i miei libri cerco di narrare l’Appennino allo scopo di farlo conoscere e di promuoverne le eccellenze. Ho girato l’Italia in lungo e in largo negli ultimi due anni e dopo ogni premiazione ho portato a casa la convinzione di aver seminato qualcosa non solo per me, ma soprattutto per il mio Appennino. Mi auguro che di questo sforzo si rendano conto anche gli amministratori dell’Appennino Reggiano, sia quelli vecchi sia quelli nuovi. E assieme a loro gli operatori culturali. Vorrei tanto che il vecchio detto “Nessuno è profeta in patria” qui venisse smentito.

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