Raccontare la due giorni della XXXIX edizione del Premio Casentino non è facile. Anche al ‘Casentino’ parata di vip tra economia, giornalismo e tv’, titolava
domenica La Nazione. Il giornale fiorentino si riferiva ai
riconoscimenti che ogni anno vengono assegnati a personalità distintesi
in vari campi. Si veda in proposito l’elenco pubblicato più avanti in
fotografia. Ma se quello del conferimento dei “Premi d’Onore” è il
momento clou della domenica mattina, nella splendida Abbazia San Fedele,
che risale al decimo secolo, le emozioni iniziano il sabato pomeriggio
con l’assegnazione dei premi minori a scrittori e poeti e con la
presentazione degli ultimi libri editi dalle Edizioni Helicon.Quest’anno
è toccato al mio “Le orme del lupo” fare da battistrada. Di seguito
potete leggere il testo integrale della presentazione curata dal Prof
Andrea Pellegrini; qui voglio solo sottolineare la forte commozione
provata nell’ascoltare parole così significative pronunciate da persona
tanto qualificata. Mi sento in dovere di ringraziare il Centro Culturale
“Fonte Aretusa” organizzatore del concorso e la Casa Editrice per aver
scelto il mio libro e per avermi fatto vivere un’esperienza tanto
significativa.Al tavolo c’era la giuria del “Casentino”; in platea
scrittori e poeti provenienti da ogni parte d’Italia.
Il mio
racconto inedito è stato premiato la domenica mattina e mi è toccato in
sorte di ricevere il premio poco dopo Riccardo Illy e alcuni altri vip
(come li definisce La Nazione). Una delle caratteristiche del
“Casentino” è che ogni premiato, se vuole,può prendere la parola e
parlare di sé e di ciò che scrive. Non mi sono sottratto e ho raccontato
in particolare di come il racconto premiato (Gervasio l’idealista) sia
stato tolto all’ultimo momento dall’elenco dei 15 pubblicati in “Le orme
del lupo”perché non mi convinceva. Mi sono spinto a dire che in
letteratura non si getta nulla e che non bisogna mai sopravalutare il
proprio giudizio in quanto ciò che a te non piace può invece essere
apprezzato da altri. I gusti delle persone non sono uguali: per fortuna!
Dire queste cose davanti a una platea tanto qualificata evedere alcuni
annuire col capo, mi ha fatto sentire molto fortunato e anche un po’
privilegiato.
Nel suo intervento, Oscar Farinetti ha detto un paio
di cose che mi hanno colpito: una è che noi italiani siamo carenti nel
saper vendere le nostre eccellenze; l’altra è che dobbiamo recuperare
capacità di narrazione, nel senso di aggiungere il valore della parola,
che spiega e convince, allo straordinario patrimonio culturale,
paesaggistico, alimentare, ecc. di cui l’Italia è ricca. Parole
estremamente gratificanti per me che, praticamente da quando ho iniziato
a scrivere, con i miei libri cerco di narrare l’Appennino allo scopo di
farlo conoscere e di promuoverne le eccellenze. Ho girato l’Italia in
lungo e in largo negli ultimi due anni e dopo ogni premiazione ho
portato a casa la convinzione di aver seminato qualcosa non solo per me,
ma soprattutto per il mio Appennino. Mi auguro che di questo sforzo si
rendano conto anche gli amministratori dell’Appennino Reggiano, sia
quelli vecchi sia quelli nuovi. E assieme a loro gli operatori
culturali. Vorrei tanto che il vecchio detto “Nessuno è profeta in
patria” qui venisse smentito.
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