venerdì 23 dicembre 2016

Agli amici del Blog,oltre agli auguri di BUONE FESTE,voglio regalare un sorriso: IL SORRISO DI LISA.

Lisa possiede un’arma in più: il sorriso. Se lo sente ripetere da sempre, cioè da quando è nata dodici anni fa. Nonna Pina, un’adorabile chiacchierona, da altrettanto tempo non perde occasione per comunicarlo a tutti con queste parole: “In sala parto, prima del corpicino della mia nipotina è spuntato il suo sorriso”.Lisa è in partenza. Con mamma, papà e la sorellina Lara. La grande nave da crociera sta salpando da Genova, destinazione Mediterraneo. Nella bolgia dell’imbarco un ragazzino biondo l’ha solo sfiorata. Non è la prima volta che parte e, viaggio dopo viaggio, ha imparato ad apprezzare la vista della città che sfuma all’orizzonte. Seduta su di una panca sul ponte di coperta, per un po’ osserva Genova che si allontana, poi vincono i pensieri. C’è chi pensa a quanto è bravo in matematica, a giocare a calcio, a ballare la salsa, a nuotare in piscina; Lisa, senza un perché, spesso pensa al suo sorriso: regalo di mamma secondo la nonna, regalo di madre natura secondo il nonno, regalo di Dio secondo la mamma, frutto di un convegno d’amore secondo papà; un sorriso che più di una volta l’ha tolta d’impiccio in situazioni ingarbugliate. “Basta che sfoderi il tuo sorriso e il mondo si distende ai tuoi piedi” le ha detto un giorno la madre della sua migliore amica dopo averle beccate in cameretta a provare l’ebbrezza trasgressiva di una sigaretta. Oggi ha altro da pensare. Deve trovare il modo di scacciare la nebbiolina che le avvolge il cuore. Fin da quando era piccola i genitori si concedono una crociera ogni estate e l’hanno sempre portata con loro. Ogni volta non vedeva l’ora di partire, quest’anno, invece… La terra ferma scompare, ma Lisa non se ne rende conto. Cervello e cuore sono altrove. Stanno viaggiando a ritroso. Ecco, sono giunti alla meta: inizio febbraio e Lisa scrive sul diario: “Prima di San Valentino devo prendermi un suo bacio… sì: lo voglio!” Matteo è un gran bel ragazzo. Più alto dei suoi dodici anni. Lisa sa che tutte le compagne di classe vorrebbero un bacio da lui. Deve batterle sul tempo, arrivare prima! In scuola circolano voci che danno tre o quattro di loro già oltre il traguardo, ma lei non ci crede. Se ne dicono tante! “Avrai anche il più bel sorriso della città, ma io non bacerò mai una ragazza con l’apparecchio ai denti” le ha detto Matteo la vigilia di San Valentino. Lei non si è data per vinta. L’ultimo giorno di scuola la promessa fantastica che le ha colorato l’esistenza e punteggiato il cuore di brillantini: “Il primo giorno senza apparecchio sarà anche quello del primo bacio”. L’apparecchio è andato due giorni fa, ma Matteo era lontano con la sua squadra di basket. “Sarà al mio ritorno dopodomani” le ha comunicato ieri con un sms. Lisa non ha chiesto ai genitori di lasciarla dai nonni: non le è venuta la scusa giusta; ora già conta i giorni che mancano all’appuntamento più importante dei suoi primi dodici anni. “Mi aspetterà?” si chiede. “Sì, mi aspetterai, lo so… e io non bacerò altri che te… sì, sicuro!” gli promette col pensiero. “Due settimane passano in fretta” riflette e il sorriso le si illumina. “Altre potrebbero approfittare della mia assenza” pensa e il cuore è di nuovo triste, avvolto nel fumo di Londra. Si scuote. “Matteo sarà mio per tutti gli anni a venire” decide e il suo cuore emerge dal Tamigi avvolto in una nuvola azzurra. Appoggiato a una ringhiera, un ragazzino biondo le volta le spalle. Con le avventure del suo sorriso, Lisa ci potrebbe scrivere un libro. Le hanno raccontato che quando era piccolissima e succhiava il latte dal seno di mamma, immancabilmente concludeva la poppata con un sorriso che illuminava tutta la casa. All’asilo, quando non le andava di mangiare, usava l’arma del sorriso per sviare lo sguardo delle maestre dal piatto quasi pieno. In prima elementare aveva scritto un dettato con più errori che parole giuste, ma il suo sorriso aveva indotto in dubbio la maestra: “Sono indecisa se dare il voto al dettato o al sorriso”. In terza aveva spalmato in testa a un compagno un tubetto di colla, poi, sfoderando il più candido sorriso di questo mondo, rivolta alla maestra che si apprestava a impartirle la giusta punizione, si era spiegata: “Michele ha sempre i capelli arruffati, così potrà pettinarli modellandoli come vorrà”. La maestra, scoraggiata da tanta sorridente spiegazione, aveva rinunciato alla punizione. Il giorno della prima comunione aveva regalato al don un sorriso così smagliante da fargli girare la testa, col risultato che l’Ostia Divina era stata offerta al naso anziché alla bocca. Anche due vigili urbani erano caduti vittime del suo sorriso, così le casse comunali avevano perso l’introito di due multe per divieto di sosta meritate dai suoi genitori. Il suo sorriso, però, non era servito con Matteo. Per colpa dell’apparecchio. “Sarebbe stato meglio se mi fossi tenuta la fessura tra i denti superiori” ha pensato più volte da San Valentino in poi. Si alza e si dirige verso la scaletta. Il ragazzino biondo si volta e vede la panca libera. La raggiunge e si siede. “Ma tu guarda - borbotta - è calda. Chissà chi c’era seduto qui fino a poco fa”. Sera. Il tempo della cena ha regalato momenti di gaudio all’intera famiglia. Papà, che di solito non beve, si è lasciato corrompere da un vinello trasparente, fresco e frizzante. Quanto ha parlato, lui che in casa sta quasi sempre zitto! A un certo punto si è messo a raccontare barzellette. Mai accaduto prima. Sera inoltrata. A bordo si festeggia la partenza. Papà e mamma ballano nel salone centrale. Lisa e Lara partecipano alla festa dei ragazzi. Musica a palla, ragazzi e ragazzini scatenati. Anche qualche bambino come Lara. Lisa no, Lisa non è più una bambina: tra quindici giorni bacerà Matteo. Matteo non bacia le bambine. Lisa non ci sa fare con la danza. Meglio il tennis. Ma qui siamo in vacanza. Pesta il piede di una ragazzina e si becca un’occhiataccia; col sedere in torsione impatta sulla pancia di una cicciottella e vola una grassa parolaccia; col gomito penetra in qualcosa di sodo e vola un’imprecazione in una lingua sconosciuta, forse russo. Lei reagisce con un sorriso. Il tempo passa e Lisa è sempre più scatenata. Nel salone centrale mamma e papà fanno progetti per il dopo danze. Tutto si svolge in pochi attimi. Lisa sbanda, inciampa e frana su di un ragazzo ben più grande di lei. Lui non se l’aspettava, perde l’equilibrio e finisce lungo disteso sulla pista. Lisa sopra. Attorno si forma un cerchio, pochi hanno capito che la colpa è delle note da sballo. Si attendono chissà che e invece il maschio allontana la femmina come fosse una pagliuzza, si mette in piedi, la punta con il dito e la fissa, poi sbotta: “Vedi di crescere un po’, poi, magari tra due o tre crociere, ne riparliamo”. Che vergogna! Vergogna? No, Lisa possiede l’arma segreta, la sfodera senza dire parola e il ragazzo si sente in dovere di cambiare tono: “Scusa, credo tu non volessi”. “Ma tu guarda quella” sibila un ragazzino biondo ritto alle spalle di Lisa. Non ha potuto ammirare il sorriso della ragazzina. Rodi sta scomparendo all’orizzonte. Immobile a bordo piscina, Lisa passa in rassegna la giornata, conclusa nelle taverne sul porto. Pesce fresco e vinello a volontà: papà non si è fatto pregare e per risalire a bordo ha avuto bisogno del sostegno di moglie e figlie. L’acqua della piscina è invitante, Lisa la fissa e non sa decidersi se tuffarsi. “Domani” promette a se stessa e si allontana. La serata promette bene, come le precedenti. Dalla parte opposta un ragazzino biondo prende la stessa decisione. Metà mattina e Lisa osserva l’acqua. Si sfrega le mani: “Arrivo”, pensa. Alza gli occhi e proietta lo sguardo oltre l’acqua, fino al bordo opposto della piscina. Anche il ragazzino biondo è immobile e pure lui alza gli occhi e guarda oltre l’acqua. I due sguardi si sfiorano a mezza via e in un amen giungono a destinazione. “Che sorriso stupendo” mormorano entrambi. Lisa avverte un impellente bisogno di tuffarsi. Il ragazzino biondo avverte il medesimo bisogno. Una forza cui non sanno resistere li spinge. Non sanno, non possono sapere che i loro due sorrisi si sono alleati e ora li stanno guidando. Lisa si tuffa. Anche il ragazzino biondo. Traiettorie perfette a disegnare un triangolo il cui vertice sta laggiù, sul fondo piscina dove si incontrano. Le mani si allungano, i polpastrelli si sfiorano quasi volessero controllare la qualità dell’altro. Attimi. Il viso di entrambi si alza costringendo la testa a piegarsi all’indietro. Attimi. Le facce si avvicinano, le labbra si sfiorano, i sorrisi si fondono. Attimi. Un guizzo, ora sono in posizione eretta, le gambe si muovono spingendo l’acqua in basso e i corpi in alto. Attimi. Riaffiorano due corpi che paiono uno solo. La fusione dei due sorrisi ha generato un bacio dolcissimo, coinvolgente, fresco. Lara e i genitori osservano a bordo vasca. Stupiti. Più i grandi della piccina. Un momento di incertezza, poi è Lara a rompere il silenzio battendo le mani. A mamma e papà non resta che unirsi a lei. Applausi che hanno il potere di restituire a ognuno dei due ragazzi il proprio sorriso. Respirano profondamente, si guardano intensamente. “Come ti chiami?” chiedono contemporaneamente. La risata che segue ci sta tutta. “Prima tu” dice lui. “Lisa”. “Tommaso”. “Primo bacio?” “Sì. Anche tu?” “Sì, anch’io”. I sorrisi si fondono di nuovo. Le gambe cessano di muoversi. Il fondo della piscina si avvicina. “Affogano papà?” chiede Lara allarmata. “Tranquilla, sanno quello che fanno. Andiamo, tua sorella non ha bisogno di noi”. Non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura, ma è emozionato e si sente qualche anno in più.

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